ITALIAOGGI - DEL 27/04/2023 - di Marcello Pollio
Il codice non ha frenato la crescita delle insolvenze (+4%). L’arretrato dei fallimenti cala (-5%) ma il Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (dlgs 14/2019, Ccii) non ha frenato la crescita delle insolvenze che aumenta del 4% nel corso dei soli primi tre mesi del 2023
L'arretrato dei fallimenti cala (-5%) ma il Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza (dlgs 14/2019, Ccii) non ha frenato la crescita delle insolvenze che aumenta del 4% nel corso dei soli primi tre mesi del 2023. I dati vengono fuori dal nuovo studio dell'Osservatorio Cherry Sea realizzato dalla startup fintech Cherry srl, che ha analizzato l'ultima attività trimestrale delle prime venti sezioni fallimentari dei tribunali di Bari, Bergamo, Bologna, Brescia, Busto Arsizio, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Milano, Modena, Monza, Napoli, Padova, Roma, Torino, Treviso, Venezia, Verona e Vicenza.
Dallo studio emerge che nel corso dei mesi di gennaio, febbraio e marzo, sommando fallimenti e liquidazioni giudiziali, il numero complessivo di nuove procedure aperte non è calato rispetto al 2022, bensì è aumentato del 4% con 1.072 pratiche sopravvenute (218 fallimenti, - 78% sullo stesso periodo del 2022, e 854 liquidazioni giudiziali).
Guardando ai singoli tribunali presi in esame, risulta poi come rispetto al primo trimestre del 2022 quello di Padova ha avuto un aumento del 168% nell'apertura di nuovi procedimenti (contemplando ora sia fallimenti che liquidazioni giudiziali), seguito da Treviso (+78%), Brescia (+46%) e Busto Arsizio (+44%). Al contrario, i tribunali con una riduzione maggiore di carichi risultano essere Verona (-53%), Firenze (-45%) e Genova (-42%).
In valori assoluti, invece, Roma si conferma primo tribunale per complessivi procedimenti aperti da inizio anno (215), seguito da Milano (188), Catania e Torino (rispettivamente 66). In coda, invece, Genova (18), Cagliari (20) e Verona (22).
Un dato importante riguarda le insolvenze dichiarate con l'apertura delle liquidazioni giudiziali (l.g.). Il Ccii, entrato in vigore il 15 luglio 2022 e che ha sostituito la legge fallimentare (l.f.), ha mandato in pensione il termine fallimento sostituito dalle l.g. Nonostante ciò, i presupposti oggettivi e soggettivi richiesti per la dichiarazione d'insolvenza rimangano invariati rispetto a quelli previsti in passato. Il rapporto dell'osservatorio Cherry Sea evidenzia come la riforma sia stata pensata e sviluppata dal legislatore nell'ottica di favorire una diagnosi tempestiva della crisi di impresa per la salvaguardia della continuità aziendale.
Se l'obiettivo del Ccii è quello di evitare il più possibile l'eventuale liquidazione del patrimonio dell'imprenditore insolvente, i numeri del primo trimestre del 2023 evidenziano però come questo risultato non sia ancora stato raggiunto, posto che ad oggi le “code” delle procedure fallimentari coesistono con le nuove liquidazioni giudiziali.
Quanto a procedimenti definiti, il cui dato su scala nazionale rimane sostanzialmente invariato rispetto al primo trimestre dello scorso anno, il primo tribunale in Italia rimane Milano la cui sezione fallimentare da inizio anno ha portato a termine 322 pratiche, leggermente in calo rispetto ai numeri del 2022 (375). Seguono i tribunali di Roma con 192 pratiche evase (+53% rispetto allo stesso periodo del 2022 che ne contava 125) e quelli di Bergamo e Monza con 89 (che segnano rispettivamente un -25% in relazione alle 119 del 2022 ed un +39% sulle 64 dello scorso anno).